Biancaneve contro Israele
I settimanali in edicola regalano ciabatte da mare e campioncini di creme solari? Noi siamo Memoria fa molto meglio, e vi dona un argomento di discussione! Avete finito le cartucce polemiche in spiaggia? Cercate argomenti per tirare a sera sotto l’ombrellone? All’aperitivo quotidiano avete terminato le questioni? O, ancor meglio, desiderate passare per quelli che hanno sempre una novità cool di cui discutere? Ebbene, state leggendo la letterina giusta.
L’argomentone per la seconda metà d’agosto è semplice: Biancaneve. Proprio così, Biancaneve. Cosa c’entra la celebre fiaba con la mia settimanale letterina? Apparentemente nulla. Sbagliando, potreste scommettere che l’argomento di oggi sia la trasmissione delle fiabe nel tempo, perché praticamente tutte hanno subìto modifiche e alterazioni dovute alla memoria di chi le tramandava oralmente, e, una volta trascritte, alla cultura del tempo. Così come la memoria della storia muta al cambiare della civiltà… eccetera eccetera. Macché. Siete sotto l’ombrellone e figuriamoci se a cavallo di ferragosto ci mettiamo a parlare dei Grimm o di Propp. Già durante l’anno non sono proprio temi spumeggianti…
È tutto più semplice ma molto più intrigante: è stata annunciata per il 2025 l’uscita di Biancaneve e i sette nani di Disney, remake live-action del capolavoro del 1937. No, siete fuori strada anche stavolta se pensate che l’argomento sia l’opportunità di metterci i nani (così poco politically correct) oppure il senso di stravolgere la memoria di capolavori del cinema con ripetizioni dimenticabili, che (lo si è visto) nemmeno funzionano granché al botteghino e per il merchandising. Anche questi sono discorsi che cominciano a invecchiare.
Il film è diretto da un uomo (Marc Webb), ma nei credits annunciati è sceneggiato da tre donne: Dorothy Ann Blank, scomparsa da tanti anni e autrice del film del ‘37, l’interessantissima Greta Gerwig (Barbie, Piccole donne, Lady Bird…) ed Erin Cressida Wilson (La ragazza del treno), e pertanto si preannuncia una storia incentrata ancor più sulle identità femminili di quanto non fosse già la fiaba della tradizione. E sono proprio le due protagoniste a farci entrare nell’argomento. La mitica regina / strega nel film è interpretata da Gal Gadot, attrice nata come top model, diventata celebre grazie alla serie di Fast & Furious e consolidata nel jet set per il ruolo di Wonder Woman nell’universo cinematografico DC Comics. Biancaneve è invece interpretata da Rachel Zegler, lanciata dal remake di West Side Story (un altro remake, siamo davvero una generazione di nostalgici) e poi approdata all’universo di Hunger Games con il film-prequel.
Ecco il punto: Gal Gadot è nata in Israele e Rachel Zegler è pro-Palestina. Come la risolviamo? In USA se ne discute già, e credo che anche sotto gli ombrelloni italiani ci sarà da dibattere. Provo ad approfondire la cosa per dare ulteriori ispirazioni. Ogni punto che segue può essere risolto in 60-180 minuti di litigi e scontri, anche fisici.
PRO ISRAELE E PRO PALESTINA. Gadot nei mesi dopo il 7 ottobre ha sempre sostenuto la causa degli israeliani rapiti da Hamas, e in particolare quella delle israeliane. I suoi sforzi hanno sempre cercato di stimolare l’opinione pubblica riguardo alla priorità degli ostaggi. La distruzione della Striscia di Gaza non rientra nei suoi desideri. In più, Gadot ha sempre sostenuto e diffuso la causa delle ragazze israeliane vittime di stupri, che poco peso sembrano ancora avere nel dibattito pubblico, anche delle principali organizzazioni femministe in USA e in Europa. Nel frattempo, Zegler ha spesso sostenuto la necessità di un cessate il fuoco a Gaza, rilanciando le organizzazioni che forniscono aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese, e all’annuncio del trailer ufficiale del film ha fatto seguire il commento free Palestine. Gadot ha pubblicato una foto di lei e Zegler che se la ridono alla presentazione del film, ma naturalmente non basta. Di sicuro fingono. I social amano la rissa. Perché non portare un po’ di quella rissa anche in spiaggia?
DONNE. Entrambe sono donne. Entrambe difendono donne. Se si parteggia per l’una o per l’altra, si ammette implicitamente che ci sono donne che vanno difese e altre che possono essere dimenticate. Già, ma quali?
INVIDIA. Più di un troll online fa notare che Gadot è alta e bella, e il suo personaggio nel film dovrebbe essere invidioso a morte di Zegler, più bassa e (sempre secondo i troll) meno bella. Online la trovano un’assurdità, e qualche freccia al loro arco ce l’hanno anche. Ma qui ci infiliamo in un argomento che tocca la psiche e il profondo di ciascuno: l’invidia è quasi sempre irrazionale e può diventare ossessione, come nel caso della regina della fiaba. Parlare di bellezza in spiaggia, e di chi tra Gadot e Zegler sia più bella, beh, fa arrivare a sera in un istante.
CONTRO GADOT. Lei, israeliana ed ex militare, interpreta la regina cattiva. E qui la simbologia si spreca: la regina, sionista e malvagia, invidia la bellezza della povera e fragile Biancaneve, palestinese, fino a trasformarsi in strega (l’esercito? i servizi segreti?) e volerla uccidere, e quasi ci riesce. Ma Biancaneve si salva grazie all’intervento di un principe. Ora, magari il principe nella versione sceneggiata da Greta Gerwig neanche ci sarà o sarà secondario, ma intanto abbiamo tutti presente il maschilismo della fiaba classica, tanto più nella versione Disney. Il principe chi mi rappresenta? Forse l’ONU? Faccio notare che le divise degli operatori ONU sono azzurre…
CONTRO ZEGLER. Come già scritto, la sua celebrità viene da West Side Story. Ma chi aveva diretto quel film? Il regista ebreo più famoso tra tutti, Steven Spielberg. Che tra l’altro ha girato anche quel capolavoro sulla Shoah, Schindler’s List. Come la mettiamo ora? Facile presentarsi come star pro-Pal e poi fare carriera grazie agli ebrei di Hollywood. Per vincere un Golden Globe e pagare l’ultima rata della villa a Malibù vengono utili anche le odiate lobby ebraiche?
BOICOTTAGGI. Qui Disney è stata geniale oppure disastrosa, lo si vedrà coi numeri dopo l’uscita del film. Mi spiego. C’è già chi chiede di boicottare il lungometraggio perché c’è Gal Gadot, ma anche chi chiede di boicottarlo perché c’è Rachel Zegler. Dunque, ricapitolando: se sei a favore di Israele non andrai a vederlo perché quell’attricetta stonata da nulla di Zegler ti sta sulle croste per le sue dichiarazioni pro-Pal. Se sei a favore della Palestina non vai a vederlo perché c’è quella soldatessa inespressiva di Gal Gadot con le sue dichiarazioni pro-Israele. Alla fine, o ci andranno tutti o non ci andrà nessuno.
Se non vi dispiace, non sono al mare e non parteciperò ai vostri dibattiti su questi argomenti. Ve li ho regalati per pura generosità. L’unica cosa che noto dal trailer ufficiale del film è che tutto, dall’ambientazione alla musica fino alle espressioni di attrici e attori, è lontano anni luce dalla finezza dell’originale del ‘37. Si sono persi poesia e sfumature, e quel che ci aspetta è forse una baracconata un po’ tamarra, come va tanto di moda oggi nelle grandi produzioni. Valuteremo dopo aver visto il film.
Per il resto, ho idea che questa polemica di artistico non abbia nulla, e inventa una rivalità che di fatto non esiste. I due desideri, i due impegni sociali delle due attrici non sono incompatibili, anzi, ma la complessità fa venire il mal di testa ed è poco frequentata. Volere il rilascio degli ostaggi israeliani e garantire condizioni di vita migliori ai palestinesi sono argomenti in contrasto? La mappa della lotta per la vita e per i diritti delle donne ha confini segnati?
La mela avvelenata è tutta lì, nelle divisioni superficiali. E noi seguitiamo a morderla più che volentieri.