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spettacoli

Concerto per conchiglia e orchestra

 

Regia e reading Matteo Corradini
Nausicaa Bono (violoncello), Isabella Condini (viola), Claudia Bianchi (violino).

 

Reading musicale dedicato alla storia dell’orchestra femminile di Auschwitz, raccontata attraverso le voci di otto musiciste che ne hanno fatto parte. Tra drammi personali, avventure, episodi commoventi e curiosi, prende vita un quadro che si compone come un collage, nel quale ogni voce diventa un frammento indispensabile di tutta la storia. L’orchestra femminile di Auschwitz (Mädchenorchester von Auschwitz) fu costituita per ordine delle SS nel 1943, nel campo di sterminio di Auschwitz II-Birkenau nella Polonia occupata dai tedeschi. Attiva per 19 mesi, dall’aprile 1943 all’ottobre 1944, l’orchestra era composta per lo più da giovani prigioniere ebree e slave, di varie nazionalità, che provavano fino a dieci ore al giorno per suonare musica considerata utile nella gestione quotidiana del campo. Musiche di Boccherini, Saint-Saëns, Haydn, Strauss, Brahms, Schubert. Letture da Eravamo il suono (Lapis) di Matteo Corradini.

 

Fu Stella

 

Regia e reading Matteo Corradini
Coreografie e balletto Fiammetta Carli Ballola e Eleonora Caselli

 

Dieci storie simboliche di persone comuni, bambini, ragazzi, insegnanti, librai, violinisti, rabbini… Accomunati dal dolore e dalla voglia di uscirne. Storie parallele nella storia della Shoah, con parole che si richiamano e ritornano. Chi le racconta in scena è Stella, una stella a sei punte di quelle che venivano cucite per legge sulle giacche e sui cappotti. Stella vive tutto da molto vicino ma non può cambiare il destino delle persone: può solo ascoltare le storie che hanno da raccontare, per non dimenticarle.

FU STELLA è un viaggio nel razzismo più terribile e definitivo, con gli occhi del dolore e insieme della speranza. È dare un valore più profondo e concreto alla Memoria, una memoria che diventa viva, diventa sguardi e parole. Significa restituire l’umanità alle storie e, per certi versi, riavvicinarle ai giovani e agli studenti. Aggiornare le conoscenze sulle storie nella Shoah per rendere ancora più solide le loro figure agli occhi di tante persone che conoscono tutto per sentito dire.

FU STELLA è un reading nel quale le letture (in rima) di Matteo Corradini si intrecciano ai racconti delle storie degli ebrei sotto la Shoah, alle immagini del libro realizzate da Vittoria Facchini e soprattutto alle coreografie eseguite da Fiammetta Carli Ballola o da Eleonora Caselli. Tutto il materiale è pensato per lo spettacolo, e nel dialogo tra danza, parole e colori si realizza la storia di Stella, la protagonista, interpretata proprio dalla ballerina.

La farfalla risorta

 

Regia e reading Matteo Corradini
Musiche eseguite dal Pavel Žalud Quartet
Canto e flauto traverso Enrico Fink
Clarinetti e sax soprano Gabriele Coen
Fisarmonica Riccardo Battisti

 

Nella primavera del 2009 lo scrittore Matteo Corradini ha recuperato un clarinetto di marca Zalud appartenuto a un clarinettista ebreo praghese. Costruito tra il 1925 e il 1928 a Terezin, il clarinetto era stato suonato a Praga in libertà e aveva accompagnato il suo proprietario nel destino degli ebrei sotto l’occupazione nazista. Il clarinetto si è salvato, al contrario di tantissimi ebrei passati per il ghetto di Terezin, ma da quel momento non è stato più suonato.

Nell’estate del 2013 il clarinetto è stato finalmente restaurato perché potesse ancora suonare. Forse la più alta forma di rispetto per uno strumento musicale è permettergli di far sentire la propria voce. Durante la stessa estate, è stato recuperato un ottavino Zalud. Stessa provenienza, stessa storia drammatica e lontana. Lo spettacolo La farfalla risorta riporta a suonare il clarinetto e l’ottavino dal vivo, per la prima volta dopo 70 anni di silenzio.

Lo spettacolo La farfalla risorta è un reading musicale, per metà incentrato sulle musiche klezmer / jazz ebraiche composte tra i primi del Novecento e gli anni della Shoah a Terezin e per metà dedicato al racconto dell’esperienza unica del ghetto di Terezin. Si alternano e concatenano fondendosi le letture dal libro di Matteo Corradini, La repubblica delle farfalle (Rizzoli), e le musiche arrangiate per lo spettacolo. L’intreccio tra parole lette e musica fa da filo conduttore. Si va dal racconto della vita quotidiana nel ghetto ad alcuni episodi particolarmente duri nella storia della Shoah. Attraverso alcune figure (i ragazzi che resistono, uno scultore solitario, un giustiziato che in sogno si mette a parlare, una lampadina da accendere…) ci si interroga sul senso della verità, e su come la si possa cercare anche quando tutto intorno crolla. Anche quando la vita è in fortissimo pericolo. Parole e musica creano poco per volta un dialogo in crescendo, tra commozione e sorrisi.

Nato per la tournée del clarinetto restaurato, il Pavel Zalud Quartet è composto da tre musicisti e una voce recitante: Gabriele Coen (clarinetto Zalud, clarinetto e sax), Enrico Fink (canto, ottavino Zalud, flauto traverso), Riccardo Battisti (fisarmonica) e (Matteo Corradini (voce recitante). La formazione è volutamente leggera, a significare simbolicamente la possibilità che lo spettacolo possa essere realizzato ovunque.

Tua Anne

 

Musiche eseguite dal Pavel Žalud Trio
Regia e reading Matteo Corradini
Arpa ed effettistica Marcella Carboni
Voce e flauto traverso Enrico Fink

 

Le parole e l’approfondimento della vita di Annelies Marie Frank, universalmente nota come Anne Frank, simbolo assoluto della Shoah ma in fondo ancora poco conosciuto. Un incontro per aggiornare le conoscenze e rendere ancora più solida la sua figura agli occhi di tante persone. In scena il Pavel Zalud Trio: voce, flauto traverso, arpa jazz.

Il senso del recupero della memoria equivale nella conferenza alla narrazione di storie particolari: non che si sia fermata la ricerca sulla storia globale, “vista dall’alto”, ma cresce di anno in anno il desiderio di storie raccontate e “viste dal basso”, da dentro. Attraverso la lettura, il video e la musica si ricostruisce il clima culturale e sociale del tempo e si forniscono informazioni insieme a sensazioni. Il linguaggio poetico di Anne Frank fa da filo conduttore. Le parole sono prese direttamente da documenti originali o da pubblicazioni successive. Vengono proiettate fotografie e video sostanzialmente inediti e poco noti.

The Block

 

Regia Matteo Corradini
Con Milo Prunotto

 

“Il muro” non è solo la storia di una squadra femminile di volley che si prepara ad una partita, è un’occasione per interrogarsi su di sé, sul mondo e sulla vita. La scena è uno spogliatoio, l’ultima ragazza si sta preparando per raggiungere le sue compagne ed entrare in campo. Seguiremo i suoi pensieri mentre infila le ginocchiere, si fascia le dita, mentre dialoga interiormente, citando le parole del libro del Qohelet. Fare muro è un’azione fondamentale del volley, ma qui per la protagonista diventerà molto di più: sarà ragionare sui muri che ha dentro di sé, su che cosa non le permette di essere libera. E pensare ai muri vuol dire provare a non temerli, a superarli o ad abbatterli come si fa durante la partita di pallavolo.
I muri che fanno più male sono proprio quelli che non sono fatti di cemento, ma fanno male anche quelli. Però un muro di cemento da solo non non regge, ha bisogno di tanti muri dentro le persone per reggere. E infatti, dove nel mondo ci sono questi muri, quelli di cemento reggono perché tutto sommato alle persone stanno bene così, oppure stanno bene a certe persone.
La ragazza in scena ha un dialogo con la sua coscienza, parla con una voce che si sente ma non si vede in scena, e questa voce recita i versetti del Qohelet, da quelli più famosi: “C’è un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per demolire e un tempo per costruire…” a quelli forse meno noti. È un libro che ancora oggi riserva grandi sorprese, per esempio, quando dice: “Non chiedetevi se i tempi antichi erano migliori perché queste sono domande stupide”, ecco, scritto più di duemila anni fa, questa cosa fa abbastanza impressione.

Irma Kohn è stata qui

 

Elsinor Centro di Produzione Teatrale – Centro Teatrale MaMiMò – Fondazione istituto Dramma Popolare di San Miniato

di Matteo Corradini
Drammaturgia Tatjana Motta

con Francesco Aricò, Maria Canal, Luca Mammoli, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Woody Neri, Maria Caggianelli Villani, Valentina Cardinali

Regia Pablo Solari
Collaborazione alla Regia Woody Neri

Scene Maddalena Oriani
Costumi Marta Solari
Sound designer Alessandro Levrero
Luci Fabio Bozzetta
Realizzazione costumi Marta Solari, Giulia Azzurro
Direzione tecnica Rossano Siragusano

 

Irma Kohn è stata qui è l’intreccio di tre linee narrative ispirate a storie vere. È la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ci troviamo a Königsberg, un luogo di confine dove avviene la ritirata tedesca, spinta dall’avanzata russa. Nella “città dei sette ponti” una partigiana salva una sedicenne dalla deportazione e la porta in un bordello perché venga tenuta nascosta. La giovane si chiama Irma Kohn, e vivrà alcune settimane in compagnia delle ragazze nella “casa chiusa”. Irma ha visto scomparire la sua famiglia e la sua casa, sta crescendo, è una adolescente moderna e irrequieta. La seconda linea narrativa è condotta da Kat, ebreo come Irma ma impegnato nello Judenrat, il consiglio ebraico che riceve ordini dai nazisti e compila elenchi di deportati. Kat si muove su un crinale tra vita e morte, obbedienza e rivalsa, sensi di colpa e autoassoluzione. Kat frequenta il bordello. Kat sa che dall’ultimo elenco manca una deportata, fuggita. Se non la trova, sono guai seri. La terza linea narrativa è occupata da Wolf. Ufficiale nazista della prima ora, ha la missione di deportare gli ebrei del luogo per poi guadagnarsi il ritorno a casa. Spietato contro coloro che odia, ha nostalgia della moglie. Cerca Irma Kohn, va a caccia di animali nel bosco e di ebrei in città, frequenta il bordello.
Quella di Irma Kohn è una storia che parla di confini, reali e simbolici. Il primo è quello temporale: la storia è collocata nelle ultime settimane della Seconda Guerra Mondiale, in quei giorni che separano il caos del conflitto dal caos più felice della ricostruzione. Il secondo è quello fisico: la città che ospita il dramma è Konigsberg, luogo al contempo affascinante e raccapricciante, sede dei nazisti impegnati nella deportazione e nello sterminio degli ebrei e tappa dell’esercito sovietico in arrivo. Il terzo, invece, è un confine intimo, tutto interno a Irma, la protagonista, ragazza sedicenne nel cui nome riecheggia la discriminazione ebraica, lo stereotipo del “giudeo” ben al di là della violenza nazista. L’ultimo, infine, riguarda l’identità dei protagonisti, sempre sul limite tra male e bene, in una situazione dove tutto si confonde.

Favole al telefono

 

Regia e reading Matteo Corradini
Immagini dal vivo di Gek Tessaro

 

Favole al telefono è un originale reading “immaginifico-musicale” ideato e diretto da Matteo Corradini. In scena, le celebri favole di Gianni Rodari. A dialogare simbolicamente con i racconti, le immagini realizzate dal vivo da Gek Tessaro su una lavagna luminosa. Uno spettacolo per tutti: grandi e piccini. Un racconto per suoni ed immagini e che coinvolge espressioni diverse sull’onda del divertimento e della fantasia.

Non ti ho protetta da nulla

 

Regia e reading Matteo Corradini
Musiche eseguite dal Quartetto Philo

 

Poesie di Ilse Weber lette da Matteo Corradini. Musiche composte nel ghetto di Terezin eseguite da un quartetto d’archi con due violini dal ghetto di Terezin.

Wiegenlied – Ninnananna per l’ultima notte a Terezín

 

Una produzione Officine della Cultura.
Regia e reading Matteo Corradini
Musiche di Ilse Weber arrangiate da Enrico Fink ed eseguite dall’Orchestra Multietnica Arezzo diretta da Enrico Fink.

 

Dalla primavera del 2009, lo scrittore ed ebraista Matteo Corradini ha recuperato tredici strumenti musicali di marca Zalud appartenuti a musicisti ebrei deportati nel ghetto di Terezín e utilizzati nel ghetto nel corso del progetto di propaganda nazista. Realizzati tra la fine del XIX secolo e il 1942 a Terezín, gli strumenti hanno accompagnato il destino degli ebrei del ghetto, in particolare dei musicisti praghesi e tedeschi.
La fabbrica di strumenti Zalud ha operato a Terezin dalla seconda metà del XIX secolo fino a circa il 1942. Quattro generazioni di produttori di strumenti si sono susseguite, e ciascuna ha contribuito alla nascita in particolare di strumenti per piccole formazioni estremamente dinamiche, e per corpi bandistici: tra i pezzi prodotti in primis vanno annoverati legni e ottoni, ma anche violini, chitarre e mandolini.

L’Orchestra Multietnica Arezzo, diretta da Enrico Fink, suona per la prima volta tutti insieme i 13 strumenti musicali, riportati alla vita, in un concerto-reading nel prossimo Giorno della Memoria 2016.
Lo spettacolo è incentrato sulle musiche composte negli anni del ghetto e sul racconto dell’esperienza unica di Terezín. Si alternano, concatenandosi e fondendosi, alcune letture. L’intreccio tra parole lette e musica farà da filo conduttore. Attraverso alcune figure (i ragazzi che resistono, uno scultore solitario, un giustiziato che in sogno si mette a parlare, una lampadina da accendere…) ci si potrà interrogare sul senso della verità, e su come la si possa cercare anche quando tutto intorno crolla. Anche quando la vita è in fortissimo pericolo. Parole e musica creano poco per volta un dialogo in crescendo, tra commozione e sorrisi.

L’orchestra ha sede tra Firenze e Arezzo, ed è formata da 15 musicisti di provenienza internazionale.