Siamo partiti cantando

Siamo partiti cantando

Rueballu, Palermo
pp. 128 – € 20,00
ISBN: 978-8895689258

illustrazioni di Vittoria Facchini

Deportata ad Auschwitz Etty Hillesum ha con sé, nello zaino, la Bibbia e una grammatica russa, lingua della madre. L’ultima cartolina postale, indirizzata all’amica Christine van Nooten, è datata 7 settembre 1943: la giovane donna la lascia cadere dal treno diretto al campo. “Abbiamo lasciato il campo cantando, papà e mamma molto forti e calmi, e così Misha. Viaggeremo per tre giorni. Arrivederci da noi quattro”.

Muore ad Auschwitz due mesi dopo, il 30 novembre 1943. Muore che non ha ancora trent’anni. Hillesum è una degli scrittrici più note tra quelle legate allo sterminio nazista degli ebrei.

“La forza straordinaria dei suoi scritti è che essi svelano il percorso di una giovane donna che, nel corso di un biennio, da una ragazza che vive intensamente la propria vita, non senza spregiudicatezza, e che è soprattutto alla ricerca di se stessa si evolve in una personalità fuori del comune, che di fronte al male e alle persecuzioni cresce nella consapevolezza di sé in rapporto con gli altri, con il creato e con la vita. Contrapponendo al male la volontà di essere di aiuto agli altri, alla conservazione della propria persona la scelta irrevocabile di condividere il destino del suo popolo, e alle possibilità di essere fisicamente risparmiata la salvezza nella fede in un Dio trovato nel più profondo intimo. La vicenda che si dipana nelle sue pagine diviene quindi una testimonianza “incarnata” degli orrori delle persecuzioni contro gli ebrei, ma assume anche un valore umano ben al di là delle circostanze estreme in cui si svolse.

 

Non per nulla

Si è parlato per la Hillesum di una santità moderna. Tutto ciò è vero, purché non si perda di vista la naturalezza con la quale Etty vive la propria evoluzione e la concretezza quotidiana nella quale essa avviene che la rendono vicina e comprensibile nonostante la sua sostanza eccezionale, e che si riflette in una scrittura limpida e accessibile, non di rado condensata nel lampo di un aforisma”.

A lei, è dedicato Siamo partiti cantando, un libro di Matteo Corradini (con Illustrazioni di Vittoria Facchini).

«Mi chiamo Etty, sì. Mi chiamavo Etty anche quando passeggiavo per la campagna, da bambina, ma il contadino non sapeva il mio nome. Quale contadino? Quello a cui rubavo le ciliegie. Non lo sapeva perché avrebbe semplicemente urlato il mio diminutivo nell’aria, vedendomi da lontano tra i rami del suo albero.

Sotto un albero ho dato il più bel bacio della mia vita. Ci eravamo seduti là sotto, io e Julius. Ci guardavamo da tanto tempo, da troppo, così lui si è voltato più forte verso di me e mi ha baciata. Un bacio a cui ho risposto subito, e volentieri. Quel giorno era così bello che nessuna bella parola lo avrebbe reso migliore. Era così bello che non ci serviva arrampicarci per sentirci parte del cielo. Tornata a casa, ho preso un quaderno e ho cominciato a scrivere il mio diario più importante. Me lo aveva suggerito Julius: sapeva che mi avrebbe fatto bene come una ciliegia rubata o un panorama visto dall’ultimo ramo. O come un bacio».