L’estate dei desideri

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Quando arriva l’estate, non si sa perché, arrivano anche mille indicazioni e controindicazioni. Per ogni giorno di vacanza, ci sono almeno due o tre cose da fare, pena un’insolazione o peggio. Devi bere, devi vestirti leggero, non devi uscire nelle ore più calde, mettiti la crema almeno venti minuti prima, sai, il buco nell’ozono, parti quando gli altri non partono, non bere quello, non andare di là, devi vaccinarti, prenota per tempo che poi non trovi più. Ed io che stavo per uscire a mezzogiorno col cappotto di lana cotta: non è che non appena finiamo di sgobbare a scuola o sul lavoro ci tocca stressarci per divertirci a tutti i costi?

 

Nella stessa spiaggia, il generale che ha bombardato, l’uomo che ha piazzato l’autobomba, il tifoso che ha picchiato allo stadio.

Ma io dico: in questa estate divertiamoci. Perché divertirsi è un verbo bellissimo. Lo hanno fatto diventare brutto le notizie dei telegiornali, ma per me ha ancora tutto il valore che aveva un tempo. Divertirsi è gratis e, alla lettera, significa “rivolgersi verso altro”. Meglio di così? Dunque se durante l’anno pensiamo solo alle nostre fatiche, alle nostre arrabbiature, divertirsi significa sapere che c’è un altro posto dove mettere il cuore. Se durante l’anno diamo tutto per scontato (le amicizie, l’amore) divertirsi significa vedere tutto con occhi diversi, e dare ossigeno ai gesti più piccoli.
Alcune categorie, poi, ci guadagnerebbero soltanto. Nella stessa spiaggia, il generale che ha bombardato, l’uomo che ha piazzato l’autobomba, il tifoso che ha picchiato allo stadio. Sono lì e stanno facendo altro, stanno pensando ad altro: come si divertono.
Vorrei avere la forza di portare via in vacanza le cose più brutte: i malumori, la disillusione, e di sotterrarli appena arrivati in spiaggia (inquinano solo dentro di noi, non preoccupatevi). Come se sotto le costole non ci fosse quel che si studia in anatomia ma quella spiaggia dei desideri che sui litorali non abbiamo mai trovato. Una spiaggia dove stare soli a ricostruire i castelli che abitavamo da bambini, e le corse delle biglie.
Una bella canzone di Lou Reed dice, ad un certo punto: «Ricordami per i giorni dolci». Vorrei che ognuno di noi fosse ricordato per i suoi giorni dolci: ciascuno li ha avuti, e desidera riviverli sempre. Divertirsi, per me, è come creare nuovi giorni dolci. Ve lo giuro, poi: verrà sempre un settembre in cui poterli ricordare.