Eravamo il suono
 
Lapis, Roma
pp. 214
ISBN 978-88-7874-965-8
copertina di
Francesca Gastone

Eravamo il suono

Eravamo il suono

 

Un romanzo per raccontare le musiciste dell’orchestra femminile di Auschwitz

Otto personalità che spiccano per talento, determinazione e coraggio. Otto protagoniste accomunate dallo stesso destino: essere donne e musiciste deportate ad Auschwitz tra la primavera del ’43 e l’autunno del ’44, nei mesi in cui i nazisti inserivano le ragazze capaci di suonare nell’Orchestra femminile del lager. Farne parte ha permesso a molte di loro di rimanere ai margini dell’orrore dei lager e di salvarsi la vita. Hanno partecipato a questa compagine ragazze provenienti da tutta Europa, con vissuti diversi e vicende avventurose e bizzarre, ma anche piene di dolcezza ed eroismo…

MATTEO CORRADINI, con il rigore dello studioso ma con la grande umanità della sua penna, raccoglie le storie originali di otto tra queste donne e le unifica, facendole incontrare in un unico luogo: in una cornice narrativa contemporanea, una prova d’orchestra di oggi dialoga con la prova d’orchestra dell’epoca.

Conoscere le storie di queste donne può essere importante per scoprire il valore salvifico della musica, portatrice di vita e speranza anche nelle situazioni più drammatiche, determinante nei destini dell’umanità.

LA STORIA: IN UNA SCUOLA DI MUSICA, AI NOSTRI GIORNI…

Sotto la guida di un’enigmatica insegnante, un gruppo di ragazze sta preparando uno spettacolo-concerto per ricordare l’orchestra femminile di Auschwitz. L’insegnante ha chiesto a due di loro di raccogliere conchiglie sulla spiaggia «per prepararsi al meglio». Arrivato il giorno della prima prova, l’insegnante consegna una conchiglia ad Anita, la ragazza protagonista del romanzo. Quando Anita appoggia l’orecchio alla conchiglia, ecco che accade l’inatteso: passato e presente si toccano, e le donne dell’orchestra di allora si raccontano alle ragazze di oggi in prima persona.

L’orchestra femminile di Auschwitz era composta da 47 donne. In questo romanzo otto di loro ci raccontano la propria storia. Sette, proprio come le note musicali, più un’ottava, quella della direttrice d’orchestra.

Ancora una volta Matteo Corradini, uno dei massimi esperti di Didattica della Memoria nel nostro Paese, ha trovato una chiave gentile, delicata per avvicinare i ragazzi alle vicende della Shoah, valorizzando le figure femminili che sono rimaste ai margini nella narrazione della grande Storia.

Un libro che può essere proposto anche a partire dai 9 anni in su: non insiste sugli orrori del nazismo, ma valorizza le esperienze dei singoli e del gruppo nel contesto dell’orchestra femminile, in qualche modo protetto rispetto agli altri prigionieri proprio per la funzione di propaganda e di intrattenimento nel campo.

Una lettura agile, perfetta da proporre in classe, scegliendo le storie più significative per il proprio contesto, per riflettere intorno a numerosi temi: #l’importanza della solidarietà all’interno di un gruppo, #la necessità di esprimere il proprio talento, #prendere posizione davanti alle ingiustizie, #ilvalore civile dell’arte.

L’esperienza delle orchestrali di Auschwitz ha ispirato vari adattamenti teatrali e il pluripremiato film americano del 1980 Fania – Ballata per un condannato (Playing for time), con protagoniste Vanessa Redgrave e Jane Alexander. Eppure si tratta di una vicenda ormai sconosciuta ai più. Queste storie saranno dunque una scoperta per i ragazzi e a volte anche per gli insegnanti.

 

Eravamo il suono

 

LE OTTO PROTAGONISTE DELLA STORIA

Alma Rosé, DIRETTRICE D’ORCHESTRA
Fania Fénelon, PIANOFORTE
Esther Béjarano, FISARMONICA
Claire Monis, VIOLINO
Helena Dunicz-Niwińska, VIOLINO
Zippi Spitzer, MANDOLINO
Violette Jacquet-Silberstein, VIOLINO
Anita Lasker-Wallfisch, VIOLONCELLO

L’innesco narrativo: la conchiglia

Ogni conchiglia ha accolto al suo interno un essere vivente, ed è stata un involucro della vita. Allo stesso modo, uno strumento musicale, laddove nasce il suono, è l’involucro della musica. Conchiglie e strumenti, presi a sé stanti, dicono poco: li comprendiamo veramente se invece conosciamo le storie di chi li ha abitati, di chi li ha suonati.