Andai a vivere nei boschi

scout

Thoreau scriveva: «Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto».

D’accordo, nell’Ottocento erano più lirici. Ma il concetto è quello. Ogni anno AGESCI – Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani mi invita a un campo nazionale per fare lab “sull’ebraismo”, ma visto che così sarebbe un po’ astratto e visto che il campo scout è dedicato al cibo, perché non preparare insieme i golosissimi montini di Purim e le challah?

Seguendo abbastanza fedelmente le ricette di due care amiche come Marina Scarpa e Benedetta Jasmine Guetta, e mettendoci un po’ del mio (perché si cuoce tutto nei forni da trapper nel bosco, mica in una cucina attrezzata), i risultati sono sempre buonissimi.

Marina e Benedetta, dovreste provare anche voi: l’anno prossimo vi invito.
Ma il risultato ancor più buono è il tempo passato insieme. A raccontarci. A dirci chi siamo, ad ascoltarci, a cantare, a fare il fuoco. Nel bosco. Senza telefoni. Con la legna da fare, un ospite da accogliere, il cielo che forse regge e forse no, e una vespa che ha colpito.

E racconta qui che racconto là, ci trovo un’amica di Federico Taddia. Forse il mondo è piccolo, quando siamo disposti a incontrarci.

Arrivederci, amiche e amici scout. Scendiamo dai boschi e ognuno va per sé. Ma il bosco, per un po’, ce lo porteremo dentro.