Cuori infrangibili
Salman Rushdie ha sempre detto di aver cominciato a scrivere perché aveva visto “Il mago di Oz”, il film del 1939 con Judy Garland che canta “Over the Rainbow”. Il suo libro più bello, per me, è proprio il suo saggio dedicato a quel film e alle intuizioni che ne aveva ricavato. È il suo libro più piccolo, ma credo il più forte di tutti. Dice il Mago a un certo punto del film: «I cuori non saranno mai una cosa pratica, finché non ne inventeranno di infrangibili».
Già, proprio vero. Oggi siamo tutti dalla sua parte, dalla parte di Rushdie. Non solo noi scrittori e scrittrici, che viviamo una vita ben più serena della sua. Ma tutte e tutti, lettrici e lettori, e anche non lettrici e non lettori. Perché la possibilità di pensare e di parlare e di scrivere è un valore assoluto, da difendere. Come la possibilità di movimento, di futuro, di costruzione della propria identità. Fare violenza contro uno scrittore non significa attaccare la sua opera, quella non c’entra mai. Perché leggere comporta fatica, e anche un po’ di sale in zucca (cosa di cui gli estremisti dispongono poco). Fare violenza su uno scrittore significa attaccare tutti.
Siamo dalla parte di Rushdie senza pensare se ci piace o meno Rushdie, siamo dalla sua parte perché c’è qualcosa che ci piace più di lui e di tutti i suoi libri e di qualsiasi altro scrittore: la libertà.