Una carrozzina a Wannsee

Wannsee è un lago, Wannsee è una villa. Wannsee è il 20 gennaio 1942. Wannsee, per la lunga Storia, è una Conferenza. O meglio un incontro di gerarchi della Germania nazista che in rappresentanza del fuhrer, di ministeri e corpi armati, decisero e pianificarono lo sterminio degli ebrei. Da tutti i punti di vista: giuridico, formale, sociale, attuativo, economico.

Wannsee è un luogo meraviglioso. Non so come sia in gennaio, ma stavolta per me c’era un sole primaverile e le barchette dei pescatori sul lago e le anatre e i cigni, e i fiori. Tanti fiori. E passeggiate sulle stradine. Fa ancora più contrasto con quanto avvenne nella villa, a Villa Marlier, anch’essa imponente e piena di vetrate perché il bello è tutto fuori.

Wannsee oggi è un centro di documentazione. C’era gente, qualche giorno fa, quando sono passato da lì scendendo da Berlino. Il personale è attento e preparato. Ci sono le scuole, soprattutto quelle superiori.

E c’era una ragazza in carrozzina. La carrozzina era troppo bella per essere temporanea, e la ragazza la usava con disinvoltura. Nel mondo a cui sono abituato, una ragazza in carrozzina non è per me una vista curiosa. È strano invece andare in un luogo e non trovarne: è segno che qualcosa non va.

Eppure qui, a Wannsee, dove la diversità venne condannata a morte, questa carrozzina e questa ragazza mi paiono entrambe un segno di libertà, di un mondo ben migliore. Di una vittoria partita quasi 80 anni fa e che continua a festeggiare.