Il cielo non è pericoloso

(ARRIVEDERCI, SCRITTORINCITTÀ)

È finito scrittorincittà, abbiamo chiuso la sua edizione numero XXIV e già ci viene voglia di preparare le nozze d’argento per il prossimo anno. È passata da noi Yeva Skalietska. Lei è di Kharkiv, la guerra in Ucraina l’ha vista cominciare. Ha scritto un diario. Ha trovato rifugio tra mille pericoli a Dublino. Arriva da là. La attendevo con gratitudine e curiosità. Ne è nata una serata di chiacchiere e risate e sintonia, una serata tanto serena per me, e tantissimo per lei, ce lo ha rivelato. La nostra normalità è un sogno per molti.

«È da quando sono fuori dall’Ucraina che non rido così tanto».

Il mattino del suo incontro, dopo colazione le abbiamo fatto fare una cosa folle: l’abbiamo portata sopra un tetto perché da lassù avremmo visto l’orizzonte delle montagne e della loro prima neve. Era una bella, bellissima domenica mattina, con un cielo azzurro come uno straccio bagnato di celeste, come avrebbe detto Guccini, e il Monviso a farci compagnia. In bilico sulle tegole, la tenevo per un braccio e ci meravigliavamo da tutti i lati fino a lontanissimo, e lei, Yeva, guardava le montagne sì, ma osservava anche il cielo, anzi vi sprofondava dentro. Nell’incontro, poi, ha rivelato il motivo.

«Il cielo di Cuneo è bello. E non è un cielo pericoloso».

Chi viene dalla guerra sa che la guerra arriva soprattutto da là, dal cielo. Il cielo. Così poetico. Così bello. Per noi. E così duro altrove. Abbiamo dedicato questo nostro festival a una parola, che è ARIA, e con Yeva ho ascoltato da vicino la più bella cosa, la più preziosa. Cosa ci manca di scrittorincittà è facile da dire: ci mancano i legami, le parole scambiate davanti a tutti e quelle a tu per tu, ci manca una mano che ti stringe se ti fanno una domanda troppo personale, e uno sguardo che si perde fin laggiù, oltre l’orizzonte di montagne. Buona fortuna, Yeva. Abbiamo condiviso il cielo, continueremo a condividere la terra.

[Grazie a Mariabeatrice Elvano, anche per la foto, e a De Agostini]