Giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare

Il confine tra essere bersagli, capri espiatori, alibi, camerieri e amici è a volte sottilissimo.

Con Pacifico ci conosciamo da un po’. Con Neri Marcorè da molto meno. La prima è un’amicizia fatta di messaggi, tracce vocali, intese sottintese. La seconda è una conoscenza fatta di stima (da parte mia) e precisissima stralunatezza (da parte sua).

Se ci si trova al tavolo di una birreria si finge fino in ultimo nonchalance, si scattano foto in finta posa, anche quando la testa (tre, in questo caso) è già sul palco. Prima o poi (molto poi, in questo caso) la seguiranno anche i piedi.

Più che amicizie, forse, sono legna per l’inverno, anche senza saperlo. Tengono caldi, danno alle parole un senso tutto nuovo. “Sono giocattoli e zanzare”, canterà di lì a poco Gino, in arte Pacifico, proprio intendendo le parole. “Sono sabbia da ammucchiare”.

Qualsiasi cosa ci sia sotto, so che giù dal palco del nostro scrittorincittà posso contare anche su questi qua. E comprendo d’essere messo davvero male.