Di quelli scomparsi chi vuoi che ritorni?

È quel che ci chiediamo alla fine dell’anno: cosa è scomparso, cosa non c’è più? Cosa c’è ancora? Cosa ci sarà?

Ogni anno è ricevere e dare. E ogni anno che finisce, per chi si occupa di Memoria e di Shoah, è l’attesa del gennaio che viene, col Giorno della Memoria un mese (e un po’) dopo Natale.

Di quelli scomparsi chi vuoi che ritorni?

L’anno prossimo salirò sul palco con Fiammetta Carliballola o con Eleonora Caselli per FU STELLA, il racconto delle deportazioni raccontato da una stellina cucita sul petto di un bambino, di una maestra, di un matto, di un rabbino, di una violinista… Tutti diversi, tutti unici.

È un reading coreografico. E più o meno a tre quarti la ballerina si accorge di avere una stella gialla addosso, ed è convinta sia sui vestiti. Cerca di toglierla levandosi in fretta strati e strati, sempre più concitata, finché non comprende con dolore che quella stella è sulla pelle, e forse anche sotto.

È una scena a metà strada tra una resa e una presa di coscienza, tra il coraggio, la responsabilità, e il destino segnato.

Accade tutto appena prima che Stella scompaia. Di lì a poco leggerò queste righe: 

Fu Stella a svanire col proprio racconto
sapendo che dieci è per perdere il conto.
«Son poche le storie di queste persone
potrei andare avanti per ore e per giorni
ma valgono cento, duemila, un milione
di quelli scomparsi chi vuoi che ritorni?

Fare Memoria non è vendere cara la pelle, ma vendere caro il ricordo degli scomparsi, far sì che diventi collettivo. Una responsabilità condivisa. Una responsabilità sul presente di chi ha la pelle segnata.

Una stella sul cuore.