Nel frattempo, sono qui

Nel frattempo intorno a noi il mondo andava avanti. C’era chi sparava tra la folla del pomeriggio, c’era chi alzava muri e chi ne buttava giù, c’era chi con un gesto risolveva un conflitto.

Noi, là. A Terezín abbiamo passato due giorni, ci siamo arrivati scivolando attraverso ai prati gialli di ravizzone, ci siamo arrivati ballando sui saliscendi delle colline boeme. Ci abbiamo passato la notte, ed è stata una notte piena di silenzi.

Nel frattempo, intorno a noi, il mondo girava. Non ci abbiamo pensato nemmeno per un minuto, così come il mondo certamente non ha pensato a noi.

Nel frattempo, intorno, il mondo andava avanti. Non badava a noi che camminavamo sui binari, là dove partivano i treni da Terezín verso Est. Non si preoccupava delle domande che nascevano nei vostri cuori, ragazze e ragazzi. Nemmeno di quelle che siete riusciti a pronunciare. Eppure erano domande belle, più belle di un prato di ravizzone.

Nel frattempo c’era chi odiava, chi sfilava con le bandiere di una volta, chi marciava sperando di distruggere qualcuno o qualcosa col proprio passo. Noi, là. A raccogliere sassi per il cimitero, ad aggirarci muti, ad ascoltare le poesie scritte nella baracca Amburgo, o coricati nell’erba del prato, sopra il bastione verso sud, verso la libertà, verso la vita. Noi, là. A portare le luci nel buio degli stanzoni ora vuoti ma un tempo abitati da ragazzi come voi. Sì, come voi.

Sono ancora qua, a Terezín. Ho accompagnato un gruppo con tre appassionatissime professoresse che hanno passato gli ultimi mesi a leggere, studiare, ascoltare, capire ogni cosa su questo luogo che fu lager nazista, campo di deportazione e prigionia per ebrei, esperimento di propaganda, rifugio e condanna insieme. 

Ogni volta mi chiedo cosa significhi per me e, oso, per l’umanità intera, portare gente qua. Svegliarsi presto la mattina per prendere per mano ragazze e ragazzi nuovi, proporre itinerari e gesti, accendere luci e curiosità, aprire la storia di Terezín alle loro storie e sperare che le loro storie si aprano alla storia di Terezín.

E forse la risposta è semplice ed è lì: nel frattempo. Perché nel frattempo sta accadendo tutto. E tutto potevamo fare invece di essere qui, ma siamo qui. Lo abbiamo deciso. Ci siamo preparati. Anche io, badate, per me un giorno a Terezín non è mai un giorno come gli altri.

Forse voler bene a chi viene dopo di noi è tenersi dentro queste parole. Nel frattempo. Nel frattempo c’è tutto il resto, davvero tutto. Ma tu sei qui per te. E io sono qui per te.